I temi della settimana
GOVERNO: SERVE TAVOLO SU OCCUPAZIONE. MISURE APPROVATE NEL DECRETONE INSUFFICIENTI, MA GUARDIAMO AVANTI
Ora occorre guardare avanti e aprire un tavolo di confronto sull’incremento dell’occupazione del Paese, perché questi strumenti siano un vero ponte di collegamento per il lavoro. Cosi Il Presidente Boccia ha commentato l’ok al decretone che contiene le misure su Quota 100 e reddito di cittadinanza. A maggior ragione adesso dato il rallentamento globale dell’economia, essendo il nostro un Paese con forte vocazione all’export abbiamo bisogno di pianificare misure che sostengano realmente il lavoro. Non dimentichiamo che ci sono regioni dove la disoccupazione giovanile è elevatissima, in particolare nel Mezzogiorno.
DECRETONE: QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA NON AUMENTERANNO OCCUPAZIONE.ORA PUNTARE SU POLITICHE ATTIVE
Aspettiamo di vedere le norme, ma difficilmente le misure contenute nel cosiddetto Decretone aumenteranno l’occupazione. Quota 100 non è una misura per i giovani: l’effetto sostituzione avrà impatto molto limitato sulla disoccupazione giovanile. Le imprese non riescono a trovare le professionalità di cui hanno bisogno. Ciò che serve, quindi, è puntare sulla formazione professionalizzante e orientare bene le scelte scolastiche dei ragazzi. ll Reddito di cittadinanza non risolve le cause della disoccupazione: in un momento di stagnazione e incertezza come questo è difficile assumere a tempo indeterminato. Per ridistribuire la ricchezza bisogna prima crearla con le imprese e il lavoro. I paletti alle imprese del Reddito di cittadinanza sono troppo stringenti, non cambierà nulla nella dinamica domanda/offerta di lavoro. I centri per l’impiego, inoltre, non sono ancora pronti. Sarebbero state molto più utili serie politiche attive.
CLASS ACTION: IMPRESE PREOCCUPATE, RIFORMA AUMENTA LITIGIOSITA’. SERVE MAGGIORE EQUILIBRIO
Le imprese esprimo forte preoccupazione per la modifica della class action in discussione al Senato dopo l’approvazione della Camera. Confindustria non è contraria a priori ad una riforma con misure equilibrate, ma la tutela dei consumatori non va disgiunta da giuste garanzie per le società. I rischi di strumentalizzazione sono notevolissimi, per cui occorrono presidi rigorosi e la garanzia, per le imprese, di un giudizio equo. La proposta non interviene per migliorare il sistema delle class action con correttivi puntuali, ma lo disarticola del tutto, ampliandone a dismisura l’ambito di applicazione, eliminando alcuni punti di equilibrio della disciplina attuale e, al contempo introducendo potenti incentivi alla litigiosità. Occorre una correzione per un maggiore equilibrio. Approvarla così com’è uscita dalla prima lettura alla Camera sarebbe un errore e un danno. La riforma della class action così com’è – ha commentato il presidente Boccia – crea ansietà negli investitori e un clima di incertezza, è contro l’industria.
BREXIT: PER ITALIA IN BALLO 23 MILIARDI DI EXPORT. OPPORTUNITA’ DA INVESTIMENTI ESTERI MA NON COMPENSANO I RISCHI
La bocciatura dell’accordo sull’uscita dalla Ue aumenta l’incertezza su quando e secondo quali modalità avverrà la Brexit. Ne risentiranno le imprese esportatrici italiane che rischiano di vedere ridotti i volumi di beni rivolti al mercato britannico; in ballo ci sono circa 23 miliardi di euro. Cosi il Centro Studi Confindustria in un nota dopo il voto della Camera dei Comuni. Più difficili sono anche le scelte strategiche delle imprese multinazionali che hanno scelto il Regno Unito come base logistica e sono parte di catene del valore distribuite tra UK ed UE: l’approvazione dell’accordo avrebbe quantomeno incanalato la Brexit su binari certi e traiettorie più delineate. La prolungata incertezza potrebbe far allontanare alcune multinazionali dal territorio britannico, costituendo un’opportunità per altri paesi europei di attrarle nelle loro economie: il CSC stima che per l’Italia gli investimenti diretti esteri potenziali extra potrebbero generare un aumento del PIL di 5,9 miliardi di euro annui, ovvero lo 0,4%; ciò non è comunque da considerarsi compensativo dei rischi e degli effetti negativi legati alla Brexit.