Senza industrie, l’Italia perde il primato nelle economie mondiali
Nel 2018 l’economia del Molise é stata sostenuta dall’industria manifatturiera, che ha registrato un’ottima performance (+5,4%), capace di compensare la debole crescita dei servizi (+0,7%), il calo delle costruzioni (-1,0%) e soprattutto dell’agricoltura (-2,3%).
E’ quanto emerge dal rapporto della Svimez diffuso pochi giorni fa. “Si tratta di un dato che deve far riflettere chi lavora per lo dello sviluppo di questa regione”, afferma il Presidente Vincenzo Longobardi. “Sono anni che Confindustria ribadisce l’importanza del settore industriale per la crescita dei territori. Le singole regioni, come del resto l’Italia, devono poter contare su una classe politica che riconosce all’industria il suo ruolo fondamentale nella creazione di ricchezza e occupazione. Senza industria, lo ha ribadito di recente anche il Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, non c’è futuro, né in Italia né tanto meno al Sud. E’ miope, allora, quell’azione politica che marginalizza l’industria, con l’idea di rilanciare le regioni meridionali puntando su turismo, cultura e agricoltura. Questi settori sono vitali per l’economia italiana, ma un’area di 20 milioni di abitanti, quale è il nostro Mezzogiorno, senza fabbriche non ha futuro!
Tutti i dati disponibili, da ultimo quelli contenuti nell’ultimo rapporto Svimez, non fanno altro che confermare quanto noi ribadiamo da anni.
Nelle azioni di chi governa deve tornare centrale la politica industriale e la consapevolezza che un territorio è forte se ha industrie efficienti e se diventa attrattivo per nuove realtà.
E qui c’é una seconda riflessione che invito tutti a fare. Cito nuovamente il rapporto Svimez: “il ritardo meridionale va misurato nella cornice europea”. Ciò significa che, quando ci chiediamo il perché le nostre regioni del Sud non risultano attrattive di nuovi investimenti, dobbiamo considerare, tra l’altro, che i nostri territori in ritardo di sviluppo competono con i Paesi dell’Est Europa, anch’essi arretrati ma dove i livelli di tassazione del lavoro e del reddito d’impresa sono decisamente più bassi (dati evidenziati continuamente da Eurostat). Ciò, ovviamente, rappresenta un fattore decisivo per creare un ambiente attrattivo per le attività produttive.
E’ poi necessario – prosegue il Presidente Longobardi – riavviare una stagione di importanti investimenti pubblici in infrastrutture, che in Italia sono fermi da anni, come evidenzia anche il rapporto Svimez. Il Sud in particolare ha bisogno di allinearsi al resto del Paese, che già è molto indietro nella classifica della dotazione infrastrutturale europea.
Senza strade, ferrovie, porti e aeroporti moderni ed efficienti, senza infrastrutture ambientali e digitali, non si potrà mai sostenere lo sviluppo economico né pretendere che le imprese facciano tutto da sole.
Interventi di questo tipo, però, devono trovare spazio all’interno di una politica industriale nazionale, perché le amministrazioni regionali, con le loro azioni di governo, possono solo accompagnare questo percorso, non determinarlo.
Il Sud – ribadisce Longobardi – non ha bisogno di tante politiche industriali quante sono le regioni, che cercano di ottenere dal Governo risorse e progetti guardando solo al proprio territorio. Se poi la regione è piccola come il Molise, questa strategia è ancora più miope.
L’ambiente, il turismo, la cultura vanno tutelati e possono sviluppare quote importanti di Pil, ma la loro tutela è legata a doppio filo alla manifattura che è l’unica in grado di generare le risorse necessarie ad alimentarle. Senza l’industria l’Italia è destinata inesorabilmente a ripiegarsi su se stessa e a perdere quel ruolo di primo piano nelle economie mondiali, che ha conquistato faticosamente nel tempo proprio grazie alla manifattura e al quale noi industriali non vogliamo rinunciare”.